Usare più legno per proteggere l’ambiente
27/10/2021La Svizzera vuole raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, ma l’obiettivo non è realizzabile solo attraverso la riduzione dei gas serra. In futuro, un aiuto in questo senso dovrebbe arrivare anche dalla tecnologia Direct Air Capture (DAC), in grado di sottrarre i gas a effetto serra direttamente dall’atmosfera. La CO2 così catturata può poi essere immagazzinata nel suolo o usata come fertilizzante. A Hinwil, Zurigo, il primo impianto commerciale DAC è entrato in funzione nel 2017 e ogni anno filtra 900 tonnellate di CO2 dall’aria. Tuttavia, questi processi richiedono una grande quantità di energia e lo stoccaggio sicuro di CO2 nel suolo è estremamente complesso. Gli alberi ottengono lo stesso risultato solo con acqua, terra e luce: attraverso gli stomi sulla superficie delle foglie e degli aghi, assorbono CO2 e ne ricavano zucchero, che utilizzano sia come fonte di energia sia come materia prima per la produzione di legno, corteccia, radici, foglie o aghi. In questo modo un metro cubo di legno lega circa una tonnellata di CO2. Finché vive e cresce, un albero assorbe più CO2 di quella che rilascia attraverso la respirazione cellulare(scomposizione dello zucchero per la produzione di energia). Solo quando muore e si decompone rilascia nell’aria il carbonio immagazzinato nel legno.
La foresta ha un profilo climatico neutro
Nella foresta svizzera cresce attualmente più legno di quello che viene utilizzato o si decompone e così ogni anno i suoi alberi assorbono da 1,5 a 2milioni di tonnellate di CO2 in più di quella che rilasciano. Tuttavia, questo stoccaggio è solo temporaneo, perché nel lungo termine la foresta è climaticamente neutra; a prescindere dal fatto che sia regolata dalla successione naturale, con la decomposizione del legno e senza l’intervento umano, o che sia gestita in modo sostenibile con il taglio degli alberi. Ha quindi senso utilizzare le foreste e, laddove possibile, «stoccare» regolarmente nel parco immobiliare il legno cresciuto in un anno, insieme al carbonio al suo interno. Nei mobili e negli edifici, il carbonio rimane saldamente legato per decenni o addirittura per secoli, più a lungo e in modo più sicuro che nella foresta, dove una tempesta o un incendio possono rilasciare grandi quantità di CO2 in poco tempo. Il carbonio nel ciclo dei materiali

Il carbonio nel ciclo dei materiali
Il rilascio di carbonio può essere ulteriormente ritardato riciclando il legno ricavato dallo smantellamento degli edifici, soprattutto se il riutilizzo di componenti e materiali è stato preso in considerazione già in fase di progettazione. Il trattamento con preservanti chimici limita fortemente l’impiego successivo del legno, ad esempio per parquet o pannelli. Altrettanto importante è la flessibilità delle costruzioni, per facilitare la riparazione, la sostituzione e il riuso dei componenti. La priorità dovrebbe essere attribuita a soluzioni con tasselli, chiodi e viti. Dove i collegamenti a vite o meccanici non sono utilizzabili per ragioni statiche o estetiche, a volte è possibile riutilizzare interi elementi strutturali (ad esempio soffitti in tavole impilate o a cassettoni).
Oggi, circa il 45% del legno di recupero in Svizzera viene riutilizzato come materiale, ma questa percentuale potrebbe essere nettamente aumentata, ad esempio con l’analisi dei preservanti del legno, la cui utilità è stata confermata da un progetto di ricerca finanziato dall’UE (RE4). In molte travi di recupero si è osservato come i preservanti del legno applicati per immersione fossero penetrati solo fino a una profondità di poco meno di tre millimetri, con la conseguente possibilità di asportare uno strato superficiale di cinque mm per tornare a disporre di materiale puro. Gli autori del programma di ricerca suggeriscono anche di industrializzare la rimozione dei chiodi dal legno recuperato, analogamente a quanto avviene nella produzione di legno lamellare, dove le assi vengono esaminate alla ricerca di nodi, poi rimossi per fresatura con il successivo ripristino della superficie. Lo stesso procedimento andrebbe bene anche per chiodi e altri oggetti metallici, individuabili con un metal detector.
Significativi effetti di sostituzione
Il riutilizzo del legno di recupero permette anche di risparmiare le emissioni di CO2 che si generano durante la produzione di elementi costruttivi in legno fresco o in altri materiali. In particolare, il legno ha un bilancio energetico complessivo e di CO2 nettamente migliore (vedi box) rispetto a cemento, acciaio, alluminio e mattoni di cotto. Se infine utilizzato per la produzione di energia, il legno consente anche di risparmiare le emissioni di CO2 dai combustibili fossili. Secondo i calcoli dell’UFAM, intorno al 2025 in Svizzera si potrebbero evitare in questo modo ben otto milioni di tonnellate di emissioni di CO2 l’anno, pari al 15 per cento circa delle attuali emissioni annue di gas a effetto serra, con un ulteriore risparmio di sei milioni di tonnellate l’anno rispetto ai valori stimati nel 2000 per gli effetti dell’uso del legno sulla CO2.
Il potenziale non viene sfruttato
Tuttavia, questo potenziale può essere sfruttato solo abbattendo più alberi nelle foreste svizzere e utilizzando il legno a cascata, prima come materiale da costruzione e infine come combustibile. Su un incremento annuo di circa dieci milioni di metri cubi, oggi si raccolgono da cinque a sei milioni di metri cubi di legno, che potrebbero tranquillamente passare a otto senza il rischio di eccedere nello sfruttamento boschivo. Inoltre, il legno raccolto viene sempre più utilizzato per la produzione di energia e calore, mentre i derivati del legno vengono importati dall’estero con grande dispendio energetico. Il livello di protezione del clima aumenterebbe notevolmente se le imprese edili locali utilizzassero più legno svizzero.
Riutilizzo degli elementi costruttivi
La digitalizzazione apre possibilità completamente nuove per il riutilizzo dei componenti. Oggi la tecnologia BIM consente, ad esempio, di collegare i modelli 3D ai passaporti dei materiali, che contengono informazioni su dimensioni, materiale e qualità di un elemento. In futuro, i passaporti dei materiali degli edifici potrebbero confluire in grandi biblioteche. L’associazione non-profit Madaster sta promuovendo questo inventario in tutta la Svizzera, con l’obiettivo di avviare processi di riciclaggio e favorire il passaggio a un’industria delle costruzioni rispettosa delle risorse e del clima. Una prima piattaforma a pagamento (Madaster) è già disponibile per le aziende interessate (gli elementi costruttivi possono anche essere inseriti manualmente se il progetto non è pianificato con il BIM).
Energia grigia ed emissioni di CO2 degli elementi costruttivi in legno
Gli elementi costruttivi in legno hanno un bilancio energetico complessivo e di CO2 migliore rispetto a quelli in muratura. Un metro cubo di legno massiccio, ad esempio, genera solo 49 chilogrammi di CO2, mentre la produzione di un metro cubo di cemento armato comporta l’emissione di circa 300 chilogrammi di CO2, ovvero più di sei volte tanto. Esistono tuttavia vari tipi di legno, tra cui quello massiccio ha le migliori prestazioni perché non richiede né molta lavorazione né l’impiego di materiali aggiuntivi. L’essiccazione e l’incollaggio (compresa la produzione di colle) possono rappresentare fino al 60% dell’energia grigia di un materiale a base di legno. Anche il trasporto contribuisce: un metro cubo di legno lamellareimportato dall’Ungheria o dall’Austria provoca quasi l’80% in più di emissioni di CO2 rispetto al legno lamellare prodotto in Svizzera. Con l’aiuto del calcolatore del legno, è facile determinare l’impatto ambientale e le emissioni di gas serra del legno e dei materiali legnosi provenienti dai vari paesi. treeze.ch/de/rechner