Tre case in valigia

A inizio agosto una nave ha solcato il mare con un carico prezioso a bordo. Il cargo ha attraversato le onde del Mar del Nord fino a Reykjavik, la capitale dell’Islanda, e ha proseguito circumnavigando l’isola fino a Reyðarfjörður, un porto nell’est del Paese. A bordo tre container provenienti dalla Svizzera. Mittente: Beer Holzbau AG.

A Egilsstaðir, poco a sud del circolo polare, il clima è rigido e ventoso. Al di sopra del lago di Lagarfljót, che si sviluppa in lunghezza, sono stati depositati tre container in mezzo a un prato verde. Lì attendono le persone che ne avrebbero poi svelato il contenuto. L’appezzamento di terra appartiene da poco tempo a Isabelle e Stefan Felix, una coppia di coniugi svizzeri che ha lasciato il nostro Paese per mettere radici in questa isola del nord. A fine aprile 2022 hanno rilevato il Hengifosslodge situato lungo le sponde del Lagarfljót. Per ampliare i loro alloggi, prima di partire hanno ordinato tre Tiny House presso la Beer Holzbau AG.

Dopo quattro settimane di montaggio nel cuore della natura: ecco le tre casette dell’Hengifosslodge.
Da Reykjavik (IS) i container sono stati trasportati via mare in direzione di Reyðarfjörður

L’ordine ha suscitato l’interesse di Heinz Beer, amministratore delegato dell’azienda specializzata in costruzioni di legno a Ostermundigen (BE). Gli piaceva infatti l’idea di abbinare il lavoro a un viaggio. Non aveva esperienze pregresse su cui basarsi per fare un preventivo, così ha arrotondato i suoi calcoli con un pizzico di spirito d’avventura, proponendo un prezzo forfettario fisso e sperando che gli dei nordici approvassero il suo piano. Il trasporto lungo i fiumi, il mare e via terra così come il pensiero di una squadra in esterna in balia del capriccioso clima nordico destavano tuttavia qualche preoccupazione.

Il team di addetti al montaggio è arrivato in due gruppi: il caposquadra Daniel Wanzenried, il carpentiere Lars Glauser e l’apprendista Samuel Helfenstein hanno viaggiato in aereo, mentre la coppia di titolari Heinz ed Elisabeth Beer hanno viaggiato a bordo di un piccolo van attraverso la Danimarca e poi in traghetto. Il committente aveva già ottenuto la concessione edilizia grazie alla collaborazione con un architetto locale, inoltre aveva realizzato le fondazioni continue e completato gli allacci per acqua e corrente elettrica. Trovati i container, i carpentieri svizzeri hanno potuto iniziare immediatamente a trasformarne il contenuto in tre casette.

«Avevo già pianificato ogni singolo giorno con estrema precisione e definito i pacchetti dei lavori», con queste parole Heinz Beer descrive il proprio programma. Aveva diviso i tre collaboratori e se stesso in gruppi: per il montaggio la «Crew Island», composta da tutti e quattro, per il completamento «Team 1» e «Team 2» composti entrambi da due persone. La fase di ultimazione prevedeva lavori come la realizzazione del sottotetto, la finitura o il fissaggio con viti e l’incollaggio delle facciate. Insieme avevano già discusso in dettaglio come procedere, in modo che ognuno fosse a conoscenza dei piani.

Scale e ringhiera sono state prefabbricate a Berna.
Le superfici sono pronte per la costruzione. Il committente ha provveduto di persona alle finiture interne.
L’impresa svizzera ha portato tutto l’occorrente per la costruzione: materiali edili, attrezzi e strumenti vari. Il paese più vicino è a tre quarti d’ora di strada.

Niente legno sull’isola

In Islanda non cresce legname da costruzione. Qui, infatti, le condizioni di crescita sono proibitive per via del clima e della topografia. Le betulle bianche in particolare resistono al vento e alle intemperie. In passato, il 40 percento della superficie dell’Islanda era coperta di boschi ma i norvegesi nell’874 d. C. hanno occupato il Paese abbattendo spietatamente gli alberi per usare il legno. In poco tempo l’intera Islanda è stata interamente disboscata, comprese le singole riserve. Ecco perché le professioni legate all’edilizia in legno sono rare da queste parti. I programmi di imboschimento messi in atto nell’ultimo secolo con conifere robuste hanno permesso ad oggi di ricoprire di boschi il due percento della superficie. Con una popolazione di 380 000 abitanti, vale a dire 4 abitanti per chilometro quadrato, l’Islanda è lo stato europeo meno densamente popolato.

Programmare il viaggio per una casa
L’ordine comprendeva tre case singole, due piccole e una un po’ più grande. La loro peculiarità è il tetto dalla forte pendenza con un solo metro di altezza per il muro tra il solaio e il tetto. Una costruzione attigua con bussola è annessa lateralmente. Una volta pronte, le casette saranno affittate ai turisti. I Felix offrono già tre appartamenti, due dei quali sono stati occupati dagli addetti al montaggio durante la loro permanenza. Il committente ha inoltre provveduto al vitto per l’intero team.

Heinz Beer aveva disegnato, progettato e prefabbricato il più possibile le casette direttamente in azienda. Il mandato prevedeva per gli esterni l’involucro dell’edificio finito, inclusa la facciata, e per gli interni la superficie grezza, il tetto e i lavori di lattoneria. Lattonieri svizzeri avevano preparato le lamiere e istruzioni di montaggio dettagliate. La spedizione includeva inoltre il camino, un balcone, porte e finestre, la scala già pronta e la ringhiera. Il committente ha provveduto di persona alle finiture interne: i locali per i servizi, gli impianti tecnici e i rivestimenti interni. Tre collaboratori nella sede di Ostermundigen hanno lavorato per un mese alla pre-produzione delle tre casette (dimensioni di ingombro 6,60 × 4,40 m).

L’altezza totale del locale è di 4,50 metri. Scale e finestre sono preinstallate.
Piano superiore: una scala ripida rende accessibile il sottotetto. Il soppalco ospita il posto letto.
Piano terra: le casette di villeggiatura offrono uno spazio abitativo con stufa e un locale per i servizi.
Una produzione preliminare ben definita e confronti fitti con il team hanno dato i risultati sperati. Sul posto ognuno sapeva esattamente cosa fare.

Nel mondo dei container
Senza perder tempo, una volta svuotati i container il team ha iniziato con le misurazioni e la posa delle longarine. Il laser era stato trasportato in aereo nel bagaglio a mano mentre il committente ha messo a disposizione un paio di macchine manuali. Anche i Beer avevano portato con sé alcuni macchinari portatili e un po’ di materiali di supporto nel loro van. È stato inoltre necessario dichiarare i vari attrezzi con un Carnet ATA (Temporary Admission). Questo documento doganale internazionale consente l’esportazione e l’importazione temporanea di merci. Ogni utensile viene registrato insieme al suo valore e al suo peso.
L’imprenditore deve depositare il 70 percento del valore presso la camera di commercio e in un secondo momento può chiedere indietro la cauzione. A giocare un ruolo importante sono stati in particolare il peso e la distribuzione dei pesi: i container (12,2 × 2,45 × 2,60 m) devono essere caricati in maniera bilanciata, proprio come una nave cargo. Questa è una responsabilità dell’imprenditore. I container noleggiati vengono consegnati e recuperati poi dall’azienda di trasporti. Quindi, uno a uno entrano nel sistema mondiale del noleggio e ne seguono le regole. Su strada raggiungono Rotterdam, in quanto il livello del Reno non era sufficientemente alto, e da lì proseguono su un cargo fino a Reykjavik. Successivamente, una seconda azienda di trasporti ha preso in consegna il carico per portarlo via nave fino alla destinazione finale, l’alternativa sarebbe stata un viaggio di nove ore con tre autocarri attraverso la terra dei vulcani e dei fiumi. Dal porto di Reyðarfjörður fino al cantiere è seguito un breve tratto a bordo di camion speciali che, muniti di gru, potevano caricare e scaricare i container in autonomia.

«Quest’esperienza all’estero è importantissima per noi», spiega Heinz Beer. «Ora sappiamo come avviene un simile trasporto, imbarco incluso, quanto costa il noleggio di un container, quanto vengono le tasse portuali e quali sono le disposizioni doganali. Le formalità da sbrigare sono veramente molte.» Ma alla fine i documenti sono stati timbrati e in tre settimane e mezzo il carico ha raggiunto la sua destinazione. Le spese per il trasporto, i voli, i traghetti così come vitto e alloggio per il team alla fine sono arrivati al 20 percento circa dei costi per le costruzioni in legno.

Sezione longitudinale del container: i componenti sono stati imballati in modo bilanciato. Esistono regole per gli imballaggi.
Sezione trasversale del container.

Organizzati come per una spedizione
Ma torniamo al prato verde: «in fase di posa abbiamo potuto recuperare ottimamente le tolleranze delle fondazioni da 3 a 4 centimetri con l’appoggio», racconta Beer. «Nel complesso, eravamo molto flessibili in quanto le casette sono indipendenti e non c’erano altri artigiani con cui confrontarci. Ad esempio, abbiamo sfruttato il bel tempo per costruire subito due case, una dopo l’altra.» Thor, il dio del tempo, è stato benevolo con gli svizzeri portando cieli sereni con poca pioggia. Alla mattina c’erano 5 gradi, un po’ freschino, mentre nel pomeriggio bastava una t-shirt visto che le temperature toccavano i 15 gradi. In 15 giorni lavorativi, i quattro membri del team hanno lavorato spesso fino a dieci ore, per lo più tra le 7.00 e le 18.30. «Ciò è possibile quando abiti a due passi dal cantiere», aggiunge Beer. In questo modo, a fine settimana, avrebbero recuperato del tempo per un’escursione tutti insieme. Ma nel programma bisognava mettere in conto anche ritardi dovuti al brutto tempo: dopo la posa si è passati subito all’isolamento del tetto, in modo che le case potessero stare presto all’asciutto. «Avrebbe potuto piovere anche per tre settimane», afferma Heinz Beer. Per questo lavoro ha quindi scelto tre collaboratori capaci di sopportare anche il maltempo e portati per il montaggio. «Non è un lavoro per tutti», spiega l’esperto mastro carpentiere.

Dio del tempo: Thor è stato benevolo: i lavori di montaggio vicino al circolo polare sono andati più spediti del previsto.
La «Crew Island» ha avuto anche il tempo per escursioni e gite in montagna: (da sinistra) Heinz Beer,

Un progetto di questo genere richiede tempi di preparazione più lunghi? «In genere non programmiamo il lavoro così in dettaglio», dice Heinz Beer che intravede una grande opportunità in questo metodo: l’eccessiva semplificazione lascia in sospeso i punti critici. Lo stesso per le procedure operative: «con obiettivi e finestre temporali ben definiti per ogni collaboratore tutto è più semplice.» Alla domanda perché non tutti i progetti vengono pianificati così in dettaglio, Beer risponde: «perché non ci prendiamo il tempo per farlo. Se avessimo costruito le tre casette a Berna, non avrei passato due ore di tempo insieme ad altre tre persone a discutere di ogni minimo particolare. Conosciamo bene il nostro lavoro. Se dimentichiamo qualcosa, possiamo recuperare il giorno dopo.» Questo discorso ovviamente non valeva per l’Hengifosslodge. Solo per raggiungere il paese più vicino lì ci vogliono tre quarti d’ora. Bisognava quindi improvvisare con il materiale disponibile, spiega Beer.

Ma la pianificazione minuziosa ha portato i suoi frutti: tutto è andato liscio. Solo una piccola finestra rotta e qualche bullone smarrito. La finestra sostitutiva è stata ordinata in un paesino sull’isola mentre i bulloni sono stati recuperati in un centro edile. A conclusione dell’esperienza, i quattro carpentieri hanno scalato lo Snæfell alto 1833 metri, dove Odino e Thor hanno diradato la nebbia proprio nel momento in cui la «Crew Island» raggiungeva la vetta. Heinz Beer è entusiasta: «questa esperienza ci ha lasciato qualcosa di davvero unico.»

beer-holzbau.ch